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La Cispadana romperà l’isolamento della Bassa Modenese? No perchè…

da | Gen 4, 2014 | Infrastrutture | 0 commenti

no cispadanaDopo il boom di firme alla petizione che chiede di fermare la realizzazione dell’autostrada Cispadana,  nella Bassa spunta il dubbio che forse la nuova autostrada aiuterà la nostra zona ad uscire dal presunto isolamento in cui si trova. Insomma, la Cispadana avrebbe oggi l’effetto positivo e propositivo che ha avuto a suo tempo, proprio per quest’area la costruzione della linea ferroviaria Bologna-Nogara, come raccontiamo qui.

Non è così, è la replica dei promotori della petizione. Vediamo perchè.Scrive Stefano Lugli sul gruppo Facebook relativo alla petizione:

“Un’amica mi scrive in privato per dirmi che non condivide la petizione perché la bassa modenese è isolata e l’autostrada cispadana, a nuova autostrada di 68 km nel tratto della bassa reggiana, modenese e ferrarese tra il casello Reggiolo-Rolo della A22 e la barriera di Ferrara Sud sulla A13,  può rompere questo isolamento”
Siccome questo ragionamento è comprensibilmente diffuso credo meriti una risposta pubblica.

  1. Innanzitutto dobbiamo chiederci: l’autostrada cispadana rompe l’isolamento della bassa modenese? Secondo me no, innanzitutto perché un’autostrada è un’infrastruttura che collega punti distanti e attrattivi per motivi lavorativi o turistici, e dato che la bassa modenese non è un punto attrattivo con l’autostrada rischia di diventare un territorio di attraversamento senza significative ricadute locali.
  2. L’isolamento di cui soffre la bassa modenese a mio avviso non dipende dalla mobilità, ma è oggi innanzitutto di carattere produttivo: dopo la “invenzione” del biomedicale questo territorio non ha fatto più nessun passo in avanti dal punto di vista produttivo, non ha investito nell’innovazione e nella ricerca ed è fermo a produzioni “vecchio stile” che ovunque nel mondo trovano una concorrenza sui materiali e sul costo del lavoro difficilmente colmabili. Penso alla meccanica di Finale Emilia che a parte alcune eccezioni è legata a produzioni di antica origine, per non parlare dell’errore di fondo che nel 1999 portò Finale ad investire su ceramiche che mai arrivarono lasciando quei terreni produttivi ancora in mano ai ceramicai. Penso allo stesso biomedicale totalmente in mano a multinazionali che possono andarsene da un giorno all’altro con un fax dalla Svezia, con o senza autostrada. Penso al tessile che non esiste più, penso ad un agroalimentare di pregio con potenzialità enormi del tutto sottovalutato.  Alcuni segnali di inversione di rotta sembrano esserci, con il tecnopolo del biomedicale che a breve dovrebbe nascere a Mirandola o il polo della meccatronica avanzata che nel 2014 vedrà i primi cantieri a Concordia, ma siamo ancora molto indietro e manca un piano organico di rilancio economico per tutta la bassa modenese, e più che un’autostrada è questo quello che i nostri amministratori, soprattutto dopo il sisma, devono chiedere a Regione e Governo.
  3. Immagino Finale Emilia (dove abito) tra qualche anno con l’inceneritore, la mega discarica, il supercompostaggio e l’ecomostro Ecoblok che brucia il legno, e certo non sarà il passaggio di un’autostrada nè a rendere attrattiva Finale, nè a romperne l’isolamento, caso mai l’autostrada sarà la via più veloce per andarsene da un paese povero e malsano.
  4. A mio avviso un’autostrada che taglia in due questo territorio ben che vada non porterà alcun beneficio, nel caso peggiore – e più realistico – sarà il colpo di grazia per un territorio che non ha nulla da offrire se non essere attraversato e dimenticato.
  5. Avremmo, forse, più bisogno di collegamenti nord-sud piuttosto che est-ovest, pensiamo quanto tempo occorre per andare da Novi (per esempio, ma ci sono pure casi peggiori) all’ ospedale di Baggiovara, oppure peggio al policlinico. Per non parlare dell’ impossibilità pratica di non poter usare la bici anche solo per raggiungere le frazioni se non a rischio della propria incolumità ( osservazione di Ermes Allegretti).
  6. Altre motivazioni, così a caso: l’ effetto barriera che si verrà a creare con l’ opera su terrapieno nei riguardi di eventuali ed ormai purtroppo frequenti eventi atmosferici “anomali” (vedi Sardegna); la probabile, se non certa, delocalizzazione dell’ unica risorsa produttiva di qualità del nostro territorio, ovvero il caseificio (aggiunge ancora Allegretti).
  7. quest’opera per la Bassa modenese, ricordiamolo, da alcuni è stato indicato come il corridoio su gomma tra Lisbona e Kiev (?). Basterà quindi aggiungere che alla Bassa serve un collegamento efficace con Modena e magari con Bologna, piuttosto che un’autostrada a sei corsie che la gente del posto non userà mai (visti peraltro i salatissimi pedaggi di AutoBrennero) per spostarsi tra Concordia e Mirandola o San Possidonio e Finale (è il parere di Roberto Butelli)

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